Lo scorso 13 aprile ero stata invitata ad aprire, in dialogo con Domenico Barricelli, l’11° convegno regionale Lazio-Marche-Umbria del CNCP (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti). Il titolo era “La progettualità condivisa nel counselling” con un particolare invito a vedere la progettualità come ‘possibilità’, come costruzione del futuro. Per prepararmi avevo preso un po’ di appunti che mi sembra interessante proporre per una riflessione anche qui.
Il primo punto è che c’è una intenzionalità fenomenologica della progettazione, come livello originario dal quale partire, sul quale fondarsi, che è necessario recuperare per ri-cominciare a costruire il futuro e, soprattutto, per educare a costruire il futuro.

E, per far questo, per restituirsi e restituire la possibilità di progettare il futuro, è estremamente necessario superare la ‘crisi’ che contraddistingue il mondo contemporaneo, che ha prodotto la reificazione della persona, ridotta a semplice cosa.
Alla base di tale crisi, infatti, c’è la riduzione della conoscenza a mera ‘conoscenza di fatti’, un sapere chiuso nella contingenza dell’istante presente. Una conoscenza che non tiene in nessun conto il soggetto, escludendo, quindi, in linea di principio i problemi connessi al senso dell’esistenza.

In linea con la riflessione di Husserl (filosofo austriaco vissuto a cavallo del 1900 e fondatore della fenomenologia), ad essere in crisi non è la conoscenza, le scienze in generale, le quali anche nella prima parte del Novecento, continuavano ad ottenere successi in ogni campo di indagine, ma è la capacità delle scienze di dare risposte ai problemi più urgenti dell’uomo: quelli che riguardano il senso e il non senso dell’esistenza nel suo complesso.
Maggiormente oggi, possiamo dire di essere di fronte ad un impoverimento complessivo della humanitas, di essere nel tempo dell’abbondanza dei mezzi e della povertà dei fini.
L’approccio fenomenologico, in quanto orientato al vissuto, ci consente di riguadagnare la dimensione materiale dell’esperienza, comprendendo la relazione essenziale che c’è fra progetto e intenzionalità.
«Oggi possiamo pensare soltanto entro il vuoto dell’uomo scomparso. Questo vuoto infatti non costituisce una mancanza, non prescrive una lacuna da colmare. Non c’è né più né meno che l’apertura di uno spazio in cui finalmente è di nuovo possibile pensare» (Michel Foucault, Le parole e le cose).

La filosofia si definisce per mezzo dell’interrogazione stessa del suo senso e della sua possibilità, il filosofo, quindi, intravede il proprio punto di partenza nell’Essere che diviene Esser-ci, cioè relazione con il mondo, e ne rinviene la capacità di progettarsi nell’esistenza. L’intenzionalità della progettualità, pertanto, rivaluta l’Essere e la situazione del suo relazionarsi con gli altri soggetti.

L’intenzionalità è progettualità, in quanto prepara e crea situazioni in cui le essenze si danno come esperienza. Potremmo definire questa progettualità come anticipazione delle possibilità cioè di qualsiasi previsione, predizione, predisposizione, piano, ordinamento nonché il modo di essere o di agire che è proprio di chi vede una possibilità. In questo senso nella filosofia esistenzialistica il progetto è il modo d’essere costitutivo dell’uomo, o come dice Heidegger in “Essere e tempo”, è la sua ‘costituzione ontologico-esistenziale’.

La nozione di ‘progetto’, è da intendersi, dunque, come possibilità di delineare intenzionalmente le condizioni complessive necessarie allo sviluppo di determinati obiettivi.
La progettazione riguarda, perciò, l’insieme degli elementi strutturali che rendono possibile un accadere.

Un altro punto interessante sul quale riflettere è la relazione tra visione del mondo e progettualità.
Con l’espressione ‘visione del mondo’ intendiamo quella serie di valori e principi, punti di riferimento, scopi esistenziali, atteggiamenti verso la vita che contribuiscono a dare forma alla nostra esistenza.
Come scrive Ran Lahv in “Comprendere la vita. La consulenza filosofica come ricerca di saggezza”, «Una visione del mondo è una sorta di schema astratto, un sistema di coordinate, che consente l’interpretazione, l’organizzazione e l’attribuzione di senso dell’individuo nei confronti di se stesso e dei propri atteggiamenti verso il mondo».
La visione del mondo è quindi la visione generale che una persona ha del mondo, di se stessa e del proprio ruolo e compito nel corso dell’esistenza.

La visione del mondo rappresenta il modo in cui il singolo individuo struttura e dà significato alla propria vita e costituisce, come direbbe Jaspers (filosofo esistenzialista e psichiatra tedesco del ‘900), ‘un vuoto e nudo reticolo' - una progettualità ‘a priori’, una propensione intrinseca dell’uomo – che l’individuo riempie di significato,dando vita, così, alla propria visione del mondo.

La progettualità, uno dei fondamentali principi dell’approccio esistenziale rappresenta, quindi, una chiave utile nell’analisi dell’esistenza e dei suoi problemi.
Alla sua base c’è quello che il filosofo francese Henri Bergson, nel suo libro “L'evoluzione creatrice” del 1907 chiama ‘lo slancio vitale’ una forza essenziale che accompagna e caratterizza la vita di ogni essere umano.
Lo slancio vitale comporta una proiezione verso il futuro che consente il configurarsi dei progetti che caratterizzano l’esistenza.
Come scrive Binswanger, massimo esponente dell’analisi esistenziale e della psichiatria fenomenologica, una vita privata di slancio vitale e progettualità porta a un’esistenza patologica.
Senza divenire la vita si spegne. Per Ludwig Binswanger la progettualità è alla base dell’esistenza e il progetto è il tratto costitutivo dell’esistenza umana.
L’uomo non è al mondo come le cose ma è aperto al mondo come progetto dei suoi possibili atteggiamenti e delle sue possibili azioni. In questo riprende il concetto heideggeriano secondo cui la principale caratteristica dell’esserci è la sua capacità di auto progettazione.

Tornando quindi al counselling, tema del convegno, dal punto di vista della filosofia e del counseling filosofico esistenziale, il compito è «non tanto quello di indagare e comprendere il passato quanto quello di alimentare potenzialità e possibilità. L’analisi del passato è utile solo in quanto consente una migliore comprensione del presente e perciò una migliore capacità di progettazione», come scrive Lodovico Berra in “Filosofia ed esistenza”.

E’ evidente il ruolo centrale che ha la progettualità nella costituzione dell’esistenza basandosi su tutte le possibilità che si presentano all’uomo nel corso della sua vita. Il progetto esistenziale e ciò che l’uomo vuole fare di se stesso nel mondo, è il modo in cui definisce la propria identità personale.