La composizione di Pausa. - la newsletter di Spazi dell'anima, uno degli ambienti di Bottega Filosofica - a cui ci stiamo dedicando in questi giorni per il numero di maggio 2021, mi ha portato a fare alcune riflessioni che mi fa piacere condividere qui, dopo tanto tempo.

La Temperanza può essere vista come la ricerca di equilibrio nel contemperare gli opposti, così come, in natura, il concetto omologo di temperatura indica il compenetrarsi di elementi atmosferici quali caldo e freddo, secco e umido.

Quindi la Temperanza,  specialmente oggi, avrebbe una grande valenza come fondamento del vivere civile perché, in un’ottica globale, corrisponde alla capacità di esercitare il confronto per governare l’insofferenza e l’estremismo sotto le diverse forme dilaganti. Quindi contrapponendosi alla prevaricazione e spronando all’ampliamento delle garanzie, nel rispetto della libertà propria e degli altri.

Poi anche equilibrio nell’uso dei beni materiali e in particolare del denaro. La mancanza di equilibrio conduce all’avarizia, all’accaparramento, alla corruzione, in generale all’avidità personale e di gruppo.

L’equilibrio è anche cruciale nella giusta ambizione al successo e nella determinazione nel perseguirlo. Successo è vivere bene – è ben-essere e felicità (eudaimonia). In questo senso, la temperanza è collegata con l’umiltà, la modestia, la semplicità del comportamento; ed è contraria all’arroganza, alla supponenza, al gusto sfrenato del potere. 

C’è anche un ambito delle relazioni, qui equilibrio e temperanza significano dominare nervosismi, irritazioni, scatti d’ira, vendette, sia nell’ambito delle relazioni di lavoro che personali, amicali, familiari ecc. Ha a che fare con l’ascolto, il riconoscimento dell’altro nella sua unicità, nei suoi diritti, desideri e aspettative. Quindi ha a che fare con la comprensione, la compassione e forse anche con il perdono.

Temperanza ha anche a che fare con sobrietà, di cosa?

Dello stile di vita ovvero quello che, esteriormente, rivela la nostra etica, i nostri valori, la visione del mondo e che quindi che caratterizza in profondità il modo di vivere di una persona. 

Lo stile di vita non si improvvisa e rivela quello che siamo nella nostra autenticità come combinazione di tre elementi, la nostra motivazione profonda – la dimensione spirituale – le nostre scelte di fondo e i nostri comportamenti. 

Uno stile di vita sobrio è uno stile attento alla sostenibilità a 360°, è lo stile di vita della persona capace di farsi domande e scegliere sulla base di una valutazione critica circa se stessa, il contesto e se stessa nel contesto, pertanto consapevole del proprio impatto

Questo non soltanto in senso economico ma soprattutto antropologico.

Una persona sobria è una persona che si prende cura dell’Altro (nell’accezione più ampia del termine) in tutte le sue manifestazioni. Partendo dalla consapevolezza di sé sceglie la sobrietà, l’equilibrio e rifiutando il consumismo senza freni, l’accumulo e il possesso, individuando il proprio limite e impegnandosi a rispettarlo, si mette nella prospettiva della condivisione delle risorse e dell’equità nella relazione con gli altri.

I nuovi stili di vita sostenibili che stanno emergendo si propongono come  gli strumenti che la gente comune ha nelle proprie mani per poter cambiare la vita quotidiana ma anche per poter influire sui cambiamenti ecosistemici che richiedono l’assunzione di responsabilità da parte della politica, dell’economia e della finanza.

I nuovi stili di vita sostenibili fanno emergere il potenziale che ha la gente comune di poter cambiare la propria vita, quella degli altri e delle generazioni future attraverso azioni e scelte quotidiane che rendono possibili i cambiamenti, partendo da un livello personale per passare necessariamente a quello della comunità fino a toccare l’intero sistema socio-economico e politico globale. 

La cultura della sobrietà

'Sobrio' è il contrario di 'ebbro' che vuol dire “Che ha la mente offuscata dal molto vino bevuto” (vocabolario Treccani). Recuperare la capacità critica, la lucidità delle valutazioni e delle scelte ci apre la possibilità di essere sobri e, quindi, liberi dalla dipendenza, soprattutto dei beni materiali - consapevoli che il nostro valore non dipende da essi - e ci proietta in una cultura dell’abbondanza, non della scarsità. Ci proietta nella vita non nella sopravvivenza che letteralmente vuol dire ‘vivere sopra’, sopra chi? Gli altri siano essi le altre persone, gli altri viventi, la natura.

Si tratta quindi di stabilire un nuovo rapporto con le cose ma anche un nuovo rapporto con le persone recuperando la ricchezza delle relazioni umane che sono fondamentali per la felicità e il senso della vita.

Vedere l’alterità non come minaccia ma come ricchezza, coltivare il rispetto profondo della diversità, costruire rapporti interpersonali inclusivi e non violenti, ci consente anche di superare la solitudine con la bellezza dell’incontro e della convivialità.

Questo articolo è apparso su Pausa. di Maggio 2021. Se vuoi riceverla iscriviti qui.