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Il CIYO per me è stato soprattutto un incontro, un evento che mi ha cambiato la vita. Tutto è cominciato con ALIA (Authentic Leadership In Action). Da tempo, infatti, mi dedico allo studio e alla pratica della leadership autentica e frequento questo network internazionale nato in Canada e poi diffusosi anche in Europa e USA e ora collegato strettamente alla Naropa University

Dal 2010 ALIA ha organizzato, in Europa, un “Intensive” all’anno della durata di una settimana, all’interno del quale si ritrovavano manager, consulenti, coach, imprenditori, in generale professionisti interessati allo sviluppo e alla diffusione della leadership autentica che volevano condividere le proprie esperienze e avere nuovi apprendimenti in questo campo.

In occasione di uno di questi incontri, in particolare nell’ambito di un workshop di più giornate dedicato alla leadership delle donne, ho conosciuto Dorian Baroni, una senior faculty (facilitatrice) americana di padre italiano che è anche una delle fondatrici del programma Coming Into Your Own. Dorian ed io abbiamo maturato la convinzione di voler realizzare questa cosa anche in Italia, e, l’anno successivo, in occasione di un secondo incontro, insieme a una collega, abbiamo deciso di passare all’azione.

Il CIYO è un programma di sviluppo delle leadership autentica dedicato alle donne e diffuso in tutto il mondo. Comincia 15 anni fa da un’ esperienza di “circle” costituito da 7 donne (tutte in qualche modo collegate ai programmi di ricerca e di formazione in tema di apprendimento organizzativo, leadership e pensiero sistemico che si stavano svolgendo all’interno del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. 

Queste donne decisero di affrontare insieme questioni che stavano loro molto a cuore sperimentando i principi dell’approccio sistemico e della pratica dialogica. Si incontrarono, quindi, per un per un lungo periodo a intervalli regolari conducendo insieme una esperienza di apprendimento e tras-formazione (la storica esperienza del "Circle of Seven" è citata in diversi libri di Peter Senge e Otto Scharmer). Il percorso si rivelò così fruttuoso che queste meravigliose donne decisero di codificarlo in un programma di sviluppo personale dedicato alle donne che da allora si svolge in tutto il mondo a cura di un gruppo di alumnae che - dopo uno specifico “apprendistato” per diventare a loro volta facilitatrici - si dedicano al suo sviluppo e diffusione.

Nel 2013 il CIYO è approdato anche in Italia. Il primo passo è stato quello di tradurre in italiano, con alcune faculty amiche, in particolare Silvia Gollini, Pernette Van Der Werff oltre a Dorian Baroni, l’intero programma e farne un’edizione pilota.

Abbiamo svolto questo primo test nel 2013 in Calabria - ospiti di Elena Franzini in un sito magico -. E’ stata la mia prima esperienza di un percorso CIYO completo dal momento che, in ALIA, avevo partecipato a un workshop mutuato dal programma all’interno di un percorso più vasto sulla Leadership Autentica.

Mi occupo di formazione e sviluppo da quasi 35 anni e mi sono immediatamente resa conto che il CIYO è un programma speciale. Oggi posso confermare che si tratta di una delle esperienze di apprendimento più trasformative che abbia mai avuto nella vita.

Il CIYO è un programma semplice, essenziale, pulito.

Sul piano personale è grazie al CIYO che ho preso decisioni importanti, come quella di diventare imprenditrice e di dare vita a “Bottega Filosofica”.

Il CIYO mi ha aiutato a fare chiarezza sulla mia esperienza di tutta una vita come manager HR e poi su quella di free lance intrapresa dopo aver lasciato il mondo delle grandi aziende. Questo percorso mi ha portato a maturare la consapevolezza di voler essere proprio un’imprenditrice, di voler creare e animare qualcosa di nuovo e mio da offrire agli altri, colleghi e clienti.

Il CIYO è uno strumento per capire chi sei e cosa vuoi, conoscere a fondo le risorse che già possiedi dentro di te e capire come utilizzarle e valorizzarle per realizzare pienamente ciò che sei e affrontare con serenità il percorso che questo richiede. Uno strumento che mi ha fatto innamorare al punto che oggi sono pienamente e attivamente nel gruppo internazionale delle faculty. La cosa straordinaria del ricoprire questo ruolo è che le faculty che facilitano i Coming Into Your Own - che non necessariamente sono formatrici di professione - ogni volta fanno il percorso insieme alle altre partecipanti, e questa per me è stata, ed è ancora, una grande opportunità di crescita, perché ogni volta è un’occasione per fare un pezzetto nuovo del mio cammino personale.

Ancora nell’ultima edizione italiana del CIYO - la prima a Milano, che si è tenuta qualche mese fa - ho utilizzato un particolare momento del percorso per esplorare la mia esperienza attuale di imprenditrice e ne ho tratto ulteriori, preziosi, spunti di riflessione.

In estrema sintesi, per me il CIYO è soprattutto una grande passione.

Se lo dovessi raccontare ad una donna che non lo conosce cosa le direi?

Le direi che è un immenso regalo che una donna può fare a se stessa, è una possibilità meravigliosa di riflettere in maniera profonda su di sé insieme a un gruppo di donne che stanno riflettendo su loro stesse come singole e come donne in un “contenitore sicuro e sistemico”. Questo non solo è internazionale - facendoti sentire inserita in un pensiero collettivo che attraversa i continenti - ma è anche, potrei dire, “trans-temporale” in quanto ti invita a sentire il legame profondo con tutte le donne prima di te. Per questo è un’esperienza completamente diversa da qualunque altra, è un’esperienza intima che ti fa entrare in connessione con tutte le donne nel mondo e con il femminile in modo ancestrale.

Lo scorso anno in occasione della prima riunione internazionale delle faculty - eravamo quasi 40 - ci siamo confermate quanto sia importante che il programma CIYO base rimanga identico in tutto il mondo. Nei giorni in cui, a fine maggio, lo stavamo realizzando a Roma, altre donne, in altre città, alla stessa ora, stavano facendo esattamente la stessa cosa e stavano vivendo le stesse emozioni. E’ così, lo sappiamo e lo “sentiamo”. Quando ci si incontra, tra alumnae o anche con le altre faculty, ci si rende conto di essere intimamente in una connessione profonda, e non si ha bisogno di spiegare nulla.

Siamo consapevoli e sperimentiamo il “tutto connesso” nello spazio e nel tempo.

Ogni volta che facilito un CIYO, come dicevo, ho la conferma di quanto sia un’esperienza che va all’essenza in maniera semplice e perfetta, senza “fronzoli”, non c’è nulla da aggiungere e nulla da togliere.

Partecipare al CIYO non richiede delle caratteristiche specifiche e non è per un tipo di donna particolare, non c’è un modo preferibile di avvicinarsi al CIYO. Quello che conta è avere, in quel momento, il profondo desiderio di guardarsi dentro per cogliere la propria peculiare essenza e permetterle di "dare il meglio di sé".

 

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L'immagine è Pink Shell with Seaweed, un 'opera di Georgia O'Keeffe (1937)