La composizione di Pausa. - la newsletter di Spazi dell'anima, uno degli ambienti di Bottega Filosofica - a cui ci stiamo dedicando in questi giorni per il numero di maggio 2021, mi ha portato a fare alcune riflessioni che mi fa piacere condividere qui, dopo tanto tempo.

Lo scorso 13 aprile ero stata invitata ad aprire, in dialogo con Domenico Barricelli, l’11° convegno regionale Lazio-Marche-Umbria del CNCP (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti). Il titolo era “La progettualità condivisa nel counselling” con un particolare invito a vedere la progettualità come ‘possibilità’, come costruzione del futuro. Per prepararmi avevo preso un po’ di appunti che mi sembra interessante proporre per una riflessione anche qui.
Il primo punto è che c’è una intenzionalità fenomenologica della progettazione, come livello originario dal quale partire, sul quale fondarsi, che è necessario recuperare per ri-cominciare a costruire il futuro e, soprattutto, per educare a costruire il futuro.

 

Nel film “L’uomo d’acciaio” – una specie di Superman apocrifo – a un certo punto il giovane Clark, alle scuole elementari, scopre i suoi poteri. I suoi sensi sono ipersensibili e, attivandoli tutti in una volta, innescano una crisi.
Improvvisamente, può vedere non solo l'aspetto delle persone, ma il loro interno, le ossa, gli organi. Riesce a sentire non solo i rumori forti, ma anche tutti i rumori, anche i più piccoli. Sopraffatto da tutte queste sensazioni, fugge e si nasconde.

 

A volte è il momento di prendere una pausa, di sospendere gli automatismi, di osservare ciò che sembra già deciso e chiedersi ancora una volta: sento che è quello che voglio? Serve davvero il mio ‘scopo’ (quello che gli anglosassoni chiamano purpose e che in italiano è intraducibile con lo stesso esatto significato, qualcosa che tiene insieme il ‘senso’ e lo scopo)?
Solo perché è tanto tempo che desidero che accada una cosa, quella è ancora la cosa giusta?

 

Come altri, anche io, tutte le volte che mi è capitato di affrontare una crisi significativa nella vita, privata o professionale, ho potuto sperimentare quanto sia potente sentire di avere uno scopo, quello che gli anglosassoni chiamano ‘purpose’ per accedere a una riserva ulteriore e insperata di energia, determinazione e coraggio che, nella maggior parte dei casi non sapevo di avere. Di nuovo, improvvisamente, la mia missione mi era chiara. Quello che sentivo essere lo scopo principale delle mie azioni - la loro motivazione profonda, il loro perché - tornava ad affascinarmi.

 

E' passato più di un anno da quando ho scritto l'ultimo articolo su questo blog. Che fatica tenere un blog personale insieme a tante altre cose! Avevo cominciato con grande baldanza più di due anni fa. Mi sembrava irrinunciabile avere un blog che tenesse insieme tutte le varie iniziative che in qualche modo fanno capo a me, per aiutare le persone - anche i miei clienti - a cogliere il filo rosso che c'è tra tutte ma anche a capire chi è chi, chi fa cosa e perché. Mi sembrava anche semplice.

 

Perché il discorso di addio di Totti ci ha commosso ​tutti e ​così tanto?
Perché si è mostrato assolutamente 'comune', simile a tutti noi nella sua resistenza al cambiamento, nella difficoltà ad accettarlo, nell'incapacità di lasciar andare il passato senza rimpianti, in quella di volgersi fiducioso al futuro, consapevole di un ​necessario ​periodo di confusione da affrontare per vedere delinearsi chiaramente una nuova, soddisfacente situazione da abbracciare.

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E’ stato come tanti anni fa - più o meno dieci, in una mia vita precedente, potrei dire -, quando, una mattina nel dormiveglia, ho avuto chiaro qual era, allora, lo scopo di Spazi dell’anima, l’associazione culturale che avevo appena fondato e che ancora vive e progetta e vive, in continuo mutamento.{podcast id=1}

 

Il World Cafè è una tecnologia sociale, un metodo semplice e potente per riflettere, confrontarsi e generare, insieme, un pensiero 'nuovo' e molte idee. Pur non essendo nato in ambito filosofico, personalmente lo trovo un modo di filoso-fare molto produttivo, coinvolgente e rispettoso del contributo di ciascuno. Una scoperta che ha cambiato un po' la mia vita professionale, mi ha aperto nuovi mondi e mi ha dato la possibilità di portare nei contesti più diversi un approccio filosofico molto concreto e fruttoso.


Un monologo, dal greco monológos (composto di μόνος, mónos, 'solo', 'unico', e λόγος, lógos, 'discorso'), è un discorso continuato, soprattutto orale ma anche scritto, tenuto da una sola persona che si rivolge a sé stessa o ad altri, dai quali non attende o non ammette risposte o critiche, e con i quali non intende stabilire un dialogo.

Come sappiamo, il termine dialogo (dal latino dialŏgus, in greco antico διάλογος, derivato di διαλέγομαι «conversare, discorrere» è una parola composta da dià, 'attraverso' e logos, 'discorso') indica la parola che attraversa due o più persone come strumento per esprimere sentimenti diversi e confrontarsi sulle idee.

 

«Dovunque, intorno a noi, persone che parlano da sole. Passeggiano e non guardano nessuno, gli occhi puntati di fronte a loro. Discutono, ridono, corrugano la fronte, alzano la voce. Ascoltano, rispondono piccate oppure divertite. Come fossero da sole. Perché effettivamente lo sono. Fisicamente. Sole in mezzo agli altri che sciamano intorno a loro. Ma insieme ad altre persone lontane, che parlano con loro […] Dovunque sciamano persone che parlano ad alta voce da sole, oppure dialogano con gli altri e con il mondo per sms.

 

Nel mio viaggio in Olanda di alcune settimane fa per partecipare al ALIA Foundation Program, ho avuto anche modo di incontrare Daniel Ofman. Qualche settimana prima, in una conversazione estemporanea su Kabbalah, qualità umane e autenticità, Beppe Carrella, mio carissimo amico e mentore, mi aveva citato l’unico libro di Daniel tradotto in italiano dicendomi: «Questo libro presenta un modello semplice, profondo e molto interessante per parlarne. Che strano che non lo citi mai nessuno!».

 

Buongiorno!

Mi auguro che stiate vivendo una stagione in cui ci sia spazio per la comprensione e la riflessione. La settimana scorsa vi ho raccontato la storia del mio incontro con la leadership autentica e la mia appartenenza alla community internazionale ALIA (Authentic Leadership In Action) fino a un paio di anni fa. Oggi ALIA è la community di chi, nel mondo, cerca di praticare e diffondere la pratica della leadership autentica, un approccio sistemico alla ricerca e all’espressione di sè che fonda l’azione efficace nella pratica riflessiva e meditativa.

 

Durante le vacanze, su suggerimento di una cara amica, ho cominciato a leggere un libro straordinario “The soul of money” di Lynne Twist. La riflessione sul rapporto che come singoli e come collettività intratteniamo con il denaro è un tema che mi sta particolarmente a cuore – come chi mi conosce sa – e ogni tanto provo a proporre incontri e laboratori in cui ritrovarsi per affrontarlo insieme e, possibilmente, migliorarlo. Il rapporto con il denaro, infatti è non solo con il denaro, ma riflette e influenza quello che noi abbiamo con noi stessi e con gli altri.

 

Qualche giorno fa mi arriva un messaggio di un mio amico su WhatsApp: “ Myriam, hai 4 siti 3 indirizzi e-mail, 3 pagine Facebook, 2  pagine LinkedIn e qualche altro profilo sparso: è un caso, un casino, o un disturbo di personalità? “  Gli ho risposto: “è un gioco per i miei amici, chi azzeccherà la pagina giusta al momento giusto? E, soprattutto, chi avrà la pazienza di starmi appresso?”

 

Non ci crederete ma "la filosofia è 'cool'"! Ovvero può essere percepita come attuale, interessante, attrattiva.

E’ un insight che ho avuto in occasione di un evento Hub Dot (una rete internazionale di donne molto di tendenza) quando, nel presentarmi, mi sono definita una filosofa e sono stata interrotta da applausi e manifestazioni di consenso da parte delle tante donne presenti.

 

Il termine filosofia è di origine greca (in greco antico il termine φιλοσοφία, traslitterato in philosophía è un composto di φιλεῖν (phileîn), ‘amare’, e σοφία (sophía), ‘sapienza’  e può essere tradotto letteralmente come ‘amore per la sapienza’.

La parola filosofia evidenzia, quindi, un nesso fondamentale fra il sapere e l’amore, inteso non tanto nella sua forma passionale (anche se l’ eros, il desiderio è, per Platone, il movente fondamentale della ricerca filosofica), ma in un’accezione più vicina al sentimento dell’ amicizia.

 

Alla base del progetto “Masterclass” della Reflective Management Academy c’è una riflessione, la stessa che accompagna molte nostre iniziative: nelle organizzazioni c’è ormai una diffusa consapevolezza che non solo tutto quello che finora ha funzionato non funziona più, ma è sempre più difficile riuscire a immaginare qualcosa di altrettanto efficace per l'oggi. Si tende a dare molte cose per scontate, i significati che attribuiamo alle parole sono molto limitati, non abbiamo parole per nuovi pensieri, usiamo parole vecchie che evocano pensieri altrettanto superati.

 

Tutto ha avuto inizio in una giornata di settembre del 1982, giorno del mio primo vero colloquio di lavoro in una grande azienda padronale.

Il direttore del personale di allora, che è oggi una persona molto nota, parlando con me che avevo vent'anni, ero al terzo anno di filosofia e stavo cercando di capire quali potessero essere le mie opportunità di lavoro, mi disse, con aria abbastanza sconsolata,: “Signorina, ma secondo lei, in una compagnia di assicurazioni io cosa ci faccio con una che studia filosofia?”.

 

Il CIYO per me è stato soprattutto un incontro, un evento che mi ha cambiato la vita. Tutto è cominciato con ALIA (Authentic Leadership In Action). Da tempo, infatti, mi dedico allo studio e alla pratica della leadership autentica e frequento questo network internazionale nato in Canada e poi diffusosi anche in Europa e USA e ora collegato strettamente alla Naropa University

 

Voglio inaugurare la sezione #nodiereti, parlandovi di ALIA. 

ALIA sta per Authentic Leadership In Action. 

Per poter raccontare al meglio la mia esperienza in ALIA, è necessario tornare indietro di qualche anno e partire proprio dall'inizio.

 

Benvenuti nella sezione #nodiereti del mio blog!

Questo è l’angolo dedicato ai progetti nati da attività di networking.

Come ho spesso sottolineato, il modello organizzativo della mia società, Bottega Filosofica,  è un modello che valorizza molto il network, mi piace, infatti, dedicarmi a progetti nazionali e internazionali con colleghe e colleghi italiani e stranieri, nei quali fare una sorta di 'casting' a seconda della natura di ciascuno.